Cappella a croce greca, fu eretta dalla comunità per voto pubblico nel 1657 per andare esenti dal contagio della peste che imperversava nel vicino genovesato.
Fu ampliata nel 1758 quando vi si costruì l’altare di S. Rocco in sostituzione dell’antica Cappella dedicata al Santo e atterrata dalle intemperie e dall’umidità.
Nel 1799, durante la ritirata delle truppe francesi che l’avevano ridotta a magazzino-deposito militare, subì gravi danni; fu restaurata nel 1804 e nel 1816.
Nell’Ottocento il Comune, patrono della Cappella, la destinò più volte ad uso profano ora per l’estrazione del numero di leva ora per la distribuzione dei premi ora come alloggio per i soldati di passaggio.
“Il paese è indignato, scriveva il Prevosto Don Pepino, anche perché la Cappella potrebbe piuttosto essere chiamata Santuario per la gran devozione colla quale il paese ed ogni classe di persone accorre alla medesima”.
Con delibera 27 gennaio 1896 il Consiglio Comunale decideva di destinarla esclusivamente all’esercizio del culto.
Ancora nel 1920 si tentò di trasformarla in posto telefonico e caserma militare, ma per intervento dell’autorità ecclesiastica il pericolo fu stornato.
Gravi danni la Cappella subì nell’ultima guerra, soprattutto quando ad opera dei tedeschi in fuga fu fatto saltare il vicino ponte; è stata restaurata dal prevosto Don Denina; vi è sepolto il Card. Antonio Riberi, figlio illustre di Limone.
Già esisteva nel 1614: Francesca Morena con atto 20 aprile 1670 vi legava una Messa, altra Messa lasciava con atto 19 marzo 1671 Stefano Morena, marito della detta Francesca; entrambi confermavano il legato con testamento.
Possiede una preziosa tela del celebre Beaumont, “Il Battesimo di Gesù”.
Fu eretta da Giovanni Chianea con suo testamento 15 novembre 1674 rog. Cirillo con diritto di patronato alla Confraternita di San Sebastiano.
Già esisteva nel 1674, demolita per gli eventi bellici negli anni 1793-1800, se ne iniziò la ricostruzione il 27 luglio 1827 ad opera del capomastro Giuseppe Boffa fu Giovan Battista; ebbe altri restauri nel 1835 durante il cholera morbus. Abbattuta per il passaggio della ferrovia Limone-Tenda, fu ricostruita a pochi metri di distanza dalla primitiva verso il 1890. Conserva intatta la statua del santo nei suoi abiti di soldato della legione tebaica ai tempi di roma antica.
La devozione a S. Secondo è molto viva specie tra gli addetti ai lavori dei campi, cui è dovuta la ricostruzione della Cappella nel sito dove sorge ora.
Una tradizione costante narra che S. Secondo, fuggendo l’ira dei persecutori, si sia fermato nel luogo dove sorgeva l’antica Cappella demolita per il passaggio della ferrovia e che in seguito, salendo sulla Boaria, sia andato a Ventimiglia dove subì il martirio.
La devozione alla Santa in Limone è molto antica e in una nota del brogliaccio Marro trovò ricordato al 13 maggio 1472 un altare in parrocchia dedicato a S. Anna e S. Lucia.
La Cappella nel vallone omonimo è più recente e fu eretta nel 1754 dalla pietà degli abitanti del luogo; andata in rovina, fu ricostruita come si trova attualmente nel 1864 .
Narra il Marro nelle sue memorie che durante il contagio del 1585 gli abitanti nella valle dei Boglia (Viale) si rifugiarono in una balma nel bosco detto il Pironella e quattro di essi si salvarono tra i quali Luigi Viale che, “già preso in una gamba dal male suddetto si ascose nel fieno resico allora di fresco posto sul fienile e la fomentazione del buglio con l’intercessione di Maria Vergine a cui si raccomandò lo rese salvo. Quindi ricordevole di sua promessa fatta alla Beatissima vergine fece erigere un piglione rappresentante Maria Vergine di Loreto, di poi a poco a poco si fece una Cappella detta anche della Madonna della Mercede”.
Il racconto è inesatto, si tratta infatti della peste del 1630 e l’interessato fu Maurizio Viale fu Pietro, il quale “conciossiaché sia stato da tale pestifero male preservato e però abbia in allora avuto in animo di rendere le dovute grazie a Sua Divina Maestà della grazia fattagli, tale buona disposizione continuando ancora adesso, volendo che per scrittura pubblica consti perpetuamente dell’esecuzione di sua buona volontà e del rendimento di grazie che ha fatto e fa a S. D. Maestà”, con atto 12 settembre 1633 costituiva un beneficio ecclesiastico nella Cappella con diritto di patronato al prossimiore e seniore suo parente, legando a tale fine tre giornate di prato con l’onere della celebrazione di 12 Messe nella Cappella in giorno di festa e due Messe settimanali all’altare del rosario in parrocchia.
Più tardi lo stesso lo stesso con atti 29 novembre 1673 e 4 settembre 1677 lasciava a carico dei figli Pietro e Spirito la manutenzione della Cappella, la provvista dell’olio alla lampada al sabato e domenica, nelle feste di prima classe e di precetto della Madonna, ipotecando un’isola di terreno.
La Cappella andò deteriorandosi sia a causa del tempo perché non mai restaurata sia a motivo della guerra perché nel 1791 cominciò a servire da corpo di guardia alle truppe finché nel 1813 fu smantellata dai proprietari. Gli abitanti dei due valloni vicini si offrirono di riedificarla a loro spese a patto che i patroni cedessero ai loro diritti, ma essi vi si rifiutarono.
La Cappella fu comunque ricostruita dai paesani di Ceresole nel 1846 e benedetta dal prevosto Don Bergia, il campanile fu eretto nel 1878.
Don Gio. Antonio Viale fu investito del beneficio ecclesiastico col titolo di priore dal 1791 fino alla morte.
Dedicata a S. Bernardo da Mentone, l’apostolo-patrono delle Alpi, esisteva già nel 1672.
Distrutta nel 1754 dalla valanga, fu subito riedificata; portata via nuovamente dalla valanga il 6 novembre 1773, fu rifabbricata nel 1826 in un sito più sicuro non molto distante dal primo, ma sotto il titolo di S. Bernardo da Chiaravalle di cui si celebra la festa il 20 agosto.
La devozione a S. Pancrazio giunse probabilmente da Ventimiglia o da Lantosca dove il culto al Santo e alle sue reliquie risale almeno al 1520, quando avvennero miracolose guarigioni, come narra il P. Giovanni Giacomo Turinetto da Torino in atto 21 novembre 1588.
La Cappella al Santo fu eretta a Limone nel 1525; nel 1631 aveva l’onere di varie messe.
Abbandonata per la lontananza dal paese, fu rifabbricata nel vecchio cimitero accanto alla chiesa parrocchiale, ma nel 1726 fu abbattuta per far posto alla sacrestia e ricostruita alla Panice. Si celebra la festa il 2 maggio.
La devozione a S. Maurizio risale al secolo XVI almeno: un apposito capitolo degli Statuti fissa al 22 settembre, festa del Santo, la nomina dei Consiglieri Comunali. Non risulta quando sia stata costruita la Cappella alle “Balme” in località Castello; nell’atto 9 e 10 luglio 1567 non se ne parla ancora; è probabile quindi che sia stata edificata alla fine del Cinquecento o primi anni del Seicento quando il Baldessano scrisse la storia della legione tebea (1604).
Il primo documento che la menziona è il testamento di Sebastiano Dalmasso fu Stefano che il 16 aprile 1643 vi legava due Messe all’anno, sette altre Messe vi lasciava con testamento 20 ottobre 1717 Giorgio Dalmasso, figlio del detto Sebastiano.
Nella visita pastorale del 1743 la si dice di patronato della famiglia Dalmasso.
Demolita nel 1784, fu ricostruita dove sorge ora nel 1833 dagli abitanti del luogo e benedetta il 22 settembre dal prevosto Don Bergia.
La Cappella, ripulita, è diventata il Sacrario degli Alpini caduti in guerra.
La Cappella di S. Caterina v. e m.
Se ne parla in atto 11 luglio 1567 ed era situata sulla vecchia strada al Colle di Tenda, presso la colonia dei ferrovieri. Profanata, ma non distrutta dagli eventi bellici, nel 1819 era ridotta a ripostiglio di pagli; fu demolita per far posto alla ferrovia Cuneo-Nizza.
La Cappella dei Santi Francesco d’Assisi e Carlo Borromeo
Situata presso il cimitero, era propria della famiglia Ceva: Francesco Ceva con testamento 3 maggio 1664 vi aveva legato 24 Messe all’anno. Fu travolta dalla valanga nella notte dell’11 dicembre 1784.
La Cappella di S. Rocco
Sorgeva nelle vicinanze del Convento dei Cappuccini e fu eretta probabilmente in occasione della peste del 1630.
Servì per diverso tempo come oratorio per le Umiliate che poi passareno nella Confraternita di S. Sebastiano; fu demolita dalle intemperie nella prima metà del Settecento e in sua vece fu costruito l’omonimo altare nella Cappella di S. Antonio da Padova.
La Cappella di S. Caterina v. e m.
Sorgeva nei pressi del Colle di Tenda e, secondo il Casalis, fu costruita nel lontano1327; comunque è già ricordata negli atti della visita di MOns. Scarampi (1583).
Nella visita di Mons. Panigarola (1588) si ordina che la Cappella ridotta ad uso stalla sia chiusa e si costruisca un edificio-ricovero per i viandanti, come realmente fu eseguito.
Possedeva dei beni ceduti al capitano Giorgio Marco Castagna di Tenda per 50 ducatoni e l’obbligo di impiegarne 4 per la sua manutenzione.
Era di proprietà del Comune che aveva scelto S. Lorenzo come santo protettore e ne faceva celebrare la festa il 10 agosto. Fu demolita dagli eventi bellici alla fine del Settecento.
La Cappella di S. Salvatore
Era posta sulla rocca di S. Salvatore e serviva d’estate per i pastori; pare che avesse anche oneri di Messe; fu abbattuta durante le operazioni militari fine Settecento.